Fotografia tradizionale e cellulare: due mondi che non si parlano?
16.04.2012 09:59di Roberto Colombo
“Da un lato il Photoshow con numeri in calo, dall'altro Facebook che mette sul piatto un miliardo di dollari per comprare Instagram: la fotografia tradizionale e il mondo dei cameraphone sono due mondi che sembrano vivere su binari separati. Ha ancora senso?”
Da un lato c'è Mark Zuckerberg con in mano un miliardo di dollari, dall'altro?
Doveva essere un editoriale sul Photoshow, ma gli eventi degli ultimi giorni hanno cambiato in corsa il taglio di questo articolo. Il punto da cui parto è semplice: una settimana dopo la chiusura del Photoshow, Mark Zuckerberg formalizza l'acquisizione di Instagram da parte di Facebook, mettendo sul piatto un miliardo di dollari tra contanti e azioni. Una piccola montagna di soldi, segnale che il mondo della fotografia fatta coi cellulari e della condivisione immediata è in grado di creare un giro di affari davvero consistente.
Si può dire la stessa cosa della fotografia tradizionale? Il giro di affari del Photoshow nel corso degli ultimi anni è andato contraendosi, così come lo spazio occupato dagli stand, con corridoi che di anno in anno sembrano essere sempre più larghi e spaziosi. La partecipazione a una fiera obbliga a sopportare costi importanti e il ritorno diretto e indiretto che i diversi marchi ne possono trarre sembra in calo. Rispetto all'anno scorso anche la partecipazione è stata in calo: certo è difficile comparare dai di due edizioni che si sono svolte in sedi diverse (Roma e Milano), ma il calo di 5.000 visitatori rispetto ai 65.000 del Photoshow 2011 di Milano si avvicina al dato dell'8%.
Da un lato quindi girano i miliardi di dollari e tutti parlano, anche a sproposito in alcuni casi, di Fotografia con la 'F' maiuscola, dall'altro c'è un modo di tradizione, di grandi maestri, di storia della fotografia, di piacere anche fisico nel maneggiare un pezzo di metallo e vetro che rischia di essere ingoiato e dimenticato dalle logiche del mercato.
In particolare il nodo cruciale sta nel fatto che il mondo della fotografia tradizionale e la neonata fotografia-cellulare si parlano poco, anzi si spesso osteggiano apertamente in scontri tra fazioni di fanboy. Sempre tornando alle impressioni post Photoshow, a parte qualche seminario sul rapporto tra la fotografia e i nuovi media, Facebook e Twitter inclusi, e qualche iniziativa per provare a creare più coinvolgimento grazie ai social, pare esserci poco travaso tra un mondo e l'altro. Ben diverso il discorso in fiere come il CES o il Mobile World Congress, dove le capacità fotografiche di smartphone e cellulari sono sempre più al centro dell'attenzione, sia degli addetti ai lavori sia del pubblico.
Binari separati?
Girare per gli stand della fiera di Roma conferma l'idea che, soprattutto in Italia, i due mondi vivano e camminino su binari separati. Come sempre il Photoshow rimane una vetrina privilegiata per i fotografi amatoriali per esibire i propri cannoni e il proprio gilet multitasche. In mezzo ai lunghi tele, però, spuntano sempre più cellulari: estratti per uno scatto veloce con il personaggio incontrato tra i padiglioni (da condividere subito con gli amici tramite Facebook) o per rubare una scena con qualche modella (e far morire d'invidia in tempo reale quelli rimasti a casa).
Al primo colpo d'occhio c'è subito una grossa differenza tra il classico fotografo con gilet multitasche e cannone al collo e le nuove generazioni che riprendono col il proprio cellulare e condividono su Facebook qualsiasi particolare della loro vita quotidiana, dalle scarpe con il tacco, al muffin della mattina, dalla folla in metropolitana, al tramonto rubato dal finestrino dell'autobus, fino all'autoscatto al tavolo del pub la sera con gli amici. Al Photoshow se ne vedono tanti dei primi, ma un numero crescente anche dei secondi, anche se l'attenzione degli addetti ai lavori sembra tutta focalizzata sui primi.
In una manifestazione come il Photoshow non si parla di app come Instagram, di cellulari come il Nokia 808 PureView o di come anche il un cameraphone può diventare uno strumento di espressione artistica se utilizzato a dovere. La presenza di tanti fotografi nati sul cellulare a una manifestazione come il Photoshow dimostra come sia sempre forte il bisogno di migliorare, di trovare nuove idee e nuovo mezzi di espressione, ma vede forse poco interesse in questo senso da parte del mondo della fotografia tradizionale.
Colpa degli organizzatori troppo focalizzati sul tradizionale mondo della fotografia, colpa dei puristi con il cannone al collo che vedono nei piccoli moduli fotocamera dei cellulari la fine della fotografia? Oppure colpa anche degli stessi fotografi con il cellulare chiusi in piccole élite dalle quali tagliare fuori chi non è capace di condividere secondo la moda del momento (In questo senso colpisce la piccola rivolta degli utenti iOS, che si sono scagliati contro l'apertura di Instagram ad Android, con l'arrivo di una 'marmaglia indegna della community')?
Una simbiosi possibile
Forse semplicemente le cose devono andare così: da sempre il mondo della fotografia si è trovato diviso in fazioni separate da accese discussioni, da quelle sul migliore marchio, a quelle tra colore e bianco e nero, passando per le disquisizioni sulle poetiche dei diversi artisti, arrivando infine alla sanguinosa diatriba tra pellicola e digitale. Forse però il mondo della fotografia tradizionale dovrebbe trovare il modo di aprire le braccia e accogliere le novità e le sfide della modernità. Non c'è da parteggiare per l'uno o l'altro partito, servirebbe semplicemente che i due mondi si parlassero di più, anzi che si ascoltassero di più, ne uscirebbero entrambi arricchiti.
Servirebbe anche pensare con meno schemi e preconcetti in mente. Ieri stavo navigando su uno dei tanti social network a cui sono iscritto e ho trovato questa domanda nella community 'Photography': "Which one is your favorite....Your personal camera or Instagram?!". Ci stiamo forse liberando dalla dicotomia 'Reflex o compatta' che ha caratterizzato questi anni di fotografia digitale (anche grazie alle mirrorless che hanno gettato un certo scompiglio sul tema) e ora pare riproporsi una uguale separazione tra 'Macchina fotografica o cellulare'. Si tratta di distinzioni che insistono sul 'mezzo' e non sul fine. Lo scopo del click sul pulsante di scatto è congelare un istante, è così importante sapere a priori il mezzo con cui è stato congelato?
L'aspetto in cui gli smartphone risultano vincenti è la possibilità di condividere in modo immediato (magari dopo l'applicazione di un filtro creativo) le immagini scattate, mettendo in comune con gli amici in modo diretto eventi, emozioni, stati d'animo, grazie ai social, alcuni dei quali, con Pinterest sono di tipo prettamente visuale e orientato esclusivamente alle immagini (fisse e in movimento). In questo settore le fotocamere si sono poste alla rincorsa, dapprima integrando filtri creativi per dare un'aura vintage alle foto, poi gettandosi a capofitto sulla connettività Wi-Fi per permettere la condivisione immediata degli scatti. Ci avevano già provato anni fa senza successo, ma ora la chiave di volta sono proprio gli smartphone e le loro funzionalità di tethering, stabilendo in questo caso una positiva simbiosi tra i due mondi. Forse la lezione sta proprio qui: è necessario riuscire a far vivere i due mondi della fotografia tradizionale e quella nata coi cellulari in simbiosi.
fonte: https://www.fotografidigitali.it/articoli/3201/fotografia-tradizionale-e-cellulare-due-mondi-che-non-si-parlano_3.html
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