No a SOPA e PIPA, Wikipedia e altri si auto-oscurano

20.01.2012 17:05

di: di Alessandro Bordin , pubblicato il 18 Gennaio 2012

Fatti e statistiche di quanto accaduto durante l'ultimo anno in rete: non mancano numeri di utenti complessivi, email, servizi, social networking, streaming e compagnia cantante

SOPA e PIPA

SOPA, Stop Online Piracy Act, è una proposta di legge USA in discussione alla Camera dei Rappresentanti. PIPA, Protect IP Act, è la versione allo studio in Senato. Ad accomunare questi disegni di legge è l'intenzione di regolamentare il rispetto del diritto d'autore online, fornendo strumenti e modalità per il rispetto degli stessi. Se ne parla da tempo, poiché la questione è delicatissima in quanto risulta difficile affrontare il problema del cosa è legale e cosa non lo è in uno spazio virtuale come quello offerto dal web, salvo le più semplici e plateali violazioni.

Ogni volta che una legge del genere prende la via della discussione formale da parte di un governo, a prescindere dalla locazione geografica, scatta una naturale e quasi sempre legittima protesta da parte del mondo della rete, molto più vicina alle mille sfumature che il problema solleva, con il rischio che nelle goffe interpretazioni da parte di legislatori e governi finisca nella lista degli illegali anche chi non lo è.

Oggi, 18 gennaio 2012, è il giorno della protesta formale online, per il quale è nato un sito apposito, Sopastrike, con la finalità di informare e raccogliere adesioni, mettendo a disposizione anche gli strumenti per farlo. Vi si trova, oltre alla lista degli aderenti, anche un modello di pagina html (una sorta di manifesto), nonché codice javascript con la medesima finalità. Agli aderenti si chiede di oscurare il proprio sito per 12-24 ore, mostrano in homepage il suddetto manifesto.

Ricordiamo brevemente che il contestato disegno di legge è stato presentato il 26 ottobre 2011 dal deputato repubblicano Lamar S. Smith. La legge, qualora venisse approvata, permetterebbe ai titolari di copyright statunitensi di agire direttamente per impedire la diffusione di contenuti protetti. Una soluzione molto film Western con i rischi di sempre, in questi casi: poca o nulla possibilità da parte delle piccole realtà di difendersi, scarsa chiarezza sul cosa sia legale o cosa no, mancata o superficiale concertazione con le parti in causa.

Vi è da dire che tale proposta di legge ha già incontrato le perplessità dell'amministrazione Obama, che ha chiesto tempo per una valutazione più attenta, ritrovandosi con l'accusa di difendere i pirati informatici da parte di Rupert Murdoch. La legge è infatti fortemente voluta dalle major del cinema, della musica e dell'intrattenimento in genere, di cui Mr. Murdoch è solo il più famoso degli esponenti.

Come ci siamo spesso ritrovati a sottolineare, nessuno nega che una regolamentazione del web, prima o poi, debba essere affrontata. Il problema è sempre il modo e la misura, e fino a oggi ciò che è stato proposto si è sempre rivelato inadeguato, grossolano, sommario e in molti casi ingiusto. A pensare che SOPA e PIPA ricadano di diritto fra le leggi inadeguate e ingiuste, nonché liberticide, è Wikipedia, che opta per un oscuramento dei propri contenuti in inglese per l'intera giornata, sostituendoci il manifesto Sopastrike (è possibile accedere al sito o disabilitando i javascript oppure consultando le versioni mobile).

Wikipedia, Google, Mozilla e altri non ci stanno

Avevamo già parlato poco tempo fa dell'intenzione, da parte di Wikipedia, di aderire a quello che è il primo vero sciopero della storia dell'enciclopedia più famosa del mondo. A condividere la perplessità, sebbene adottando misure meno drastiche, sono anche Google, Mozilla e Microsoft, mentre ricordiamo che Kaspersky Lab, in segno di protesta, ha scelto di uscire dalla Business Software Alliance, BSA, che aveva espresso interesse se non entusiasmo per le normative in via di discussione.

A questo indirizzo è possibile trovare le motivazioni dettagliate che Wikipedia adduce a giustificazione dello sciopero. Nella nota della Casa Bianca pubblicata nei giorni scorsi, quando in pratica veniva chiesto tempo per una maggiore valutazione del problema, si legge:

"Ogni sforzo per combattere la pirateria online deve prendere in considerazione il rischio della censura delle attività online lecite e non deve frenare l'innovazione delle aziende di ogni dimensione. Ogni sforzo per combattere la pirateria informatica deve essere profuso con attenzione, il rischio di andare a porre leggi che funzionino come una vera e propria censura e inibiscano l'innovazione è dietro l'angolo. In tutto il mondo, l'apertura di Internet occupa un ruolo sempre più centrale per l'innovazione nelle imprese, nel governo e nella società, e deve essere protetta. Per minimizzare tale rischio la nuova legislazione deve essere indirizzata precisamente solo ai siti che non sono al momento colpiti dall'attuale legge americana: realtà chiaramente proibite dalle leggi, attraverso un'attività mirata e precisa."

L'interesse per l'iter di questa  legge è generale e l'eventuale approvazione avrebbe effetti in tutto il mondo, in quanto buona parte del web passa proprio per il Nord America. Attualmente negli States il dibattito su questa proposta di legge è molto acceso e viene portato avanti su web, reti televisive, radiofoniche e sui giornali. A prescindere dalle indicazioni della Casa Bianca, saranno ovviamente le camere a decidere per il sì o per il no, all'interno di quel mondo politico differente dal nostro fatto di lobby dichiarate e interessi alla luce del giorno.

Chi vede più nero pensa che le armi nelle mani dei legislatori possano essere usate a sproposito, fornendo un potere mai visto prima nel decidere il bello e il cattivo tempo non tanto di un contenuto di un sito, ma del sito nella sua interezza. Attualmente negli USA esiste già infatti il Digital Millennium Copyright Act, DMCA, che permette di rimuovere contenuti specifici non autorizzati da un determinato sito. SOPA e PIPA allargherebbero questo potere all'intero sito, anche straniero, dando al Dipartimento di Giustizia, su indicazione delle Major, la possibilità di imporre filtri su interi network.

Questo significa veti ai provider, istituti di carte di credito e aziende che hanno a che fare con siti ritenuti illegali, in base a criteri per nulla chiari. Adesso non resta che attendere, per vedere se la voce del web porti a una maggiore sensibilizzazione al problema e a una ridiscussione dei disegni di legge in corso, magari su basi differenti dal point and shoot, punta e spara voluta dal texano Lamar S. Smith.

A dir la verità, allertato dei possibili disordini online e dopo consultazione con gruppi industriali non meglio precisati, quattro giorni fa Mr. Smith si è detto pronto a ridiscutere ed escludere la possibilità del blocco dei DNS previsto dal SOPA, facendo marcia indietro e confermando che probabilmente degli effetti del problema sapeva ben poco. Un film già visto, dove persone con poca conoscenza del campo si ritengono prontissime a risolvere un problema con una ricetta sbagliata, non considerando gli effetti collaterali.

fonte: https://www.hwfiles.it/articoli/3104/no-a-sopa-e-pipa-wikipedia-e-altri-si-auto-oscurano_2.html

 

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